venerdì 26 novembre 2010

CE LA POSSO FARE



Dunque dunque, aggiorniamoci.
Il mitico idraulico, che di nome fa Francesco e di cognome da Vinci, non è solo genio ma molto creativo e continua a farne delle sue.
Il famoso scaldasalviette, versione quater, non è ancora arrivato e pare arriverà per metà dicembre.
Lo scaldabagno, cosa molto più preoccupante, non è ancora arrivato.
I sanitari li ha montati sospesi e ovviamente io li volevo tradizionali. La richiesta dell'architetto era in effetti poco chiara, nel senso che erano indicate una marca ed una serie ma in quella serie ce ne sono a terra e sospesi.
Nel dubbio, chiedi, o no?
No, ovvio, vanno di moda sospesi, quindi perchè dubitare?
Del box doccia e di uno dei water che era rotto si può scoprirne la sorte solo con una sfera di cristallo. Satinato, come quello del box.

La cucina doveva arrivare questa settimana ma non arriva perchè la progettista ha sbagliato lavastoviglie.
Come caspita si fa a sbagliare? Boh!
Sta di fatto che quella che ha ordinato lei non entra e quella nuova non si sa quando arriva.
Se non arriva la cucina il falegname non può fare il tavolo, perchè ha bisogno di scegliere il materiale in base a quello della cucina. E se non arriva la cucina, io non mi azzardo a comprare il frigorifero. Preferisco verificare di persona lo spazio a disposizione.
Soprattutto se non arriva la cucina, noi non potremo cucinare.

Il marmo all'ingresso era stato lucidato ... con la cera.
Così ero buona pure io a farlo!
D'altronde è noto che la cera non toglie i graffi dal pavimento ... ma forse è noto solo a me e a pochi altri.
Dopo essersi chiariti sul lavoro da fare, ho un marmo rinnovato e una parete tortora a schizzi di acqua di lucidatura.

Il pittore è fermo, il parquettista che deve posare il linoleum in cucina è disperso.
L'elettricista ha dimenticato una presa fondamentale, almeno per uno dei componenti della famiglia: l'indispensabile presa per tapis roulant, oh mon dieu!
Il citofono pare non funzionare e il telefono chi può dirlo? Lo scopriremo solo vivendo.
La banca ha avuto finalmente la perizia decisiva ma chissà come, chissà perchè, non i documenti del notaio glamour; quindi non ci eroga al momento neanche un cent.

Che poi, a me chi me la fa fare di abbellire case che godranno altri?
E intanto nevica.

mercoledì 24 novembre 2010

DE QUALITATE


Caso 1
Il corriere SDA, abilitato a consegnare i pacchi cosiddetti "celeri" dell'azienda Poste Italiane, commette un errore.
Il mio pacco risulta ritirato da un qualche gentile quanto ignaro signore di Piacenza.
Come faccia questo signore a chiamarsi con il mio nome e cognome, ad abitare al mio indirizzo in quel di Lodi, ad indossare la mia tuta e ad avere magari la mia stessa pettinatura, non è dato sapere.
Reclamo io: mi viene risposto che il mittente deve richiedere alla suddetta azienda, Poste Italiane, copia della ricevuta di consegna e dimostrare che la firma di chi ha ritirato il pacco, non corrisponde a quella della persona alla quale era destinato. Poi si vedrà.
Poi si vedrà un corno!
Il mittente, nella persona di mia madre, chiama e anziché richiedere copia ecc. ecc, urla a tal punto che le viene sbattuto il telefono in faccia.
Misteriosamente, appena mezz'ora dopo, il pacco viene regolarmente consegnato al mio indirizzo.
Ho capito tutto. Il problema sta nell'aggettivo Italiane.

Caso 2
Informo una nota azienda produttrice di zaini che il gadget a corredo di quello da me acquistato (ignobile affarino tondo con lucine tricolore in foto), presenta evidenti difetti nella verniciatura.
La vernice si scrosta con facilità.
Lo zaino è inoltre dotato di una legenda in plastica rigida che serve a spiegare il codice dei colori del gadget.
Quest'altra (in)utilità è infilata in apposita taschina sulla bretella e provvede a graffiare ripetutamente il braccio del bambino ad ogni passo. Almeno nel periodo di inizio anno scolastico, quando non si porta ancora il grembiule.
Dal cartellino di collaudo, inviato in copia all'azienda, risulta che lo zaino suddetto è un prodotto di campionatura e non si capisce come sia arrivato alla vendita.
Mi sostituiranno l'intero zaino (che andava benissimo a mio parere) e non soltanto l'affarino tondo luminoso.
Ho capito. Avranno un ente di certificazione particolarmente rigido nel valutare questo punto della ISO 9001.

Caso 3
Acquisto le sedie nuove per il tavolo da pranzo da un rivenditore sulla rete che le fornisce ad un prezzo molto conveniente.
Mi viene richiesto un sovrapprezzo dell'ottanta per cento sulle spese di spedizione perché la via sulla quale abito risulta in centro storico.
A nulla valgono le mie spiegazioni e rassicurazioni in merito.
Che i corrieri, tranne SDA che scambia Lodi con Piacenza, abitualmente consegnano senza problemi.
Che ricevo la spesa settimanalmente a casa.
Che la via sulla quale abito è solo per un tratto in ZTL ma non nella zona corrispondente al mio numero civico, alla quale si arriva tranquillamente secondo un percorso che posso anche spiegare con facilità al corriere.
Che ho traslocato e traslocherò e nessuno ha dovuto richiedere permessi particolari salvo quello di occupazione di suolo pubblico.
Niente.
Sono costretta a fornire l'indirizzo della nuova casa nella speranza di venire contattata in maniera preventiva dal corriere di modo che io possa rispondere al citofono!
Ho capito. Come diceva Einstein: "Only two things are infinite, the universe and the human stupidity, and I'm not sure about the former."

Post scriptum: ma non avevo detto che a me di lavorare nel settore della qualità non interessa più  nulla?

domenica 21 novembre 2010

MIO FIGLIO



"Mamma, ma tu mi vuoi bene?"
"Certo che te ne voglio! Tanto!"
"Si ma quanto?"
"Come da qui alle stelle del cielo, anzi troppo poco. Come da qui alle stelle e ritorno e poi un giro attorno alla terra e poi un viaggio dalla terra a tutti i pianeti e fino al punto più distante dell'universo conosciuto. Che dici è abbastanza?"
"Si."
"E tu mi vuoi bene?"
"Si."
"E quanto?"
"Come l'infinito."
"Accidenti, mi hai battuto."

martedì 16 novembre 2010

IN THE WORLD OF LUXURY


E dire che ne ho visitati altri cinque, ma questo, non c'è dubbio, li batte tutti.

Lo studio sembra ristrutturato da poco.
Luccica di marmi, legni incerati e faretti dalle stravaganti forme a campana incassate nei controsoffitti.
Ci fermiamo qualche minuto in sala d'attesa.
Due quadri alle pareti, non ho guardato l'autore, ma sicuramente è famoso.
Otto sedie Victoria Gosth di Kartell, millequattrocento euro di sedie, se scontate. Per una sala d'attesa.
Un televisore trenta pollici, un giardino d'inverno sul fondo, con sassi di fiume incastonati nel parquet e piante tropicali.

La segretaria anziana siede dietro un bancone e ripete ad alta voce i mittenti della posta appena ricevuta.
La illumina una lampada a sospensione, Artemide mi pare a occhio, milleduecento euro di lampada minimo.
Passano impiegate.
Temo le uniche che lavorano davvero come forsennate in uno studio notarile.
Una è in attesa, un'altra sembra abbia partorito da poco. Chissà che pensieri le attraversano quando si recano al lavoro e guardano il loro ufficio, il loro capo, la "signora notaia", magra, alta, bionda, profumata, così glamour, come scoprirò a breve.

Ci accomodiamo nella sala riunioni.
Di nuovo una lampada di design, di nuovo delle sedie che ho già visto su qualche rivista di arredamento, poltroncine in pelle color terra bruciata, queste costano di più delle Kartell.
La parete di wengè in fondo alla stanza d'improvviso si apre, scoprendo un ufficio luminoso.
Fa la sua entrata in maniera molto scenografica la proprietaria di tutto questo. Glamour appunto.

Dieci minuti per leggere un atto di mutuo.
Intanto che parla, senza riprendere fiato, mi perdo tra la scrivania di cristallo con piedi argentati, la lampada da tavolo altissima di argento massiccio, il quadro xxl dietro la scrivania, bellissimo, le penne di avorio e lacca
Lei o il suo architetto hanno buon gusto, non c'è che dire!
Tanto è inutile che ascolto, tanto non si capisce niente perchè è troppo veloce, tanto cita leggi e decreti di cui non so nulla e tassi di interesse calcolati secondo le normali procedure, aggiornati dalla BCE e pubblicati sul circuito Reuters alla pagina ECB01, si, si, la conosco a memoria questa frase.
Tanto ho già ascoltato tutto questo in altre tre occasioni, e noi dal mutuo non verremo mai fuori, allunghiamo sempre i tempi semmai.
Tanto so già che mi chiederà la professione, farà un sorrisetto imbarazzato e poi dirà: "La mia fattura potete scaricarla nel prossimo 730, ovviamente non lei signora."

Dieci minuti senza fiato e si è pagata le otto Victoria Gosth.
E forse una sua impiegata le vedrebbe tanto bene nel salotto di casa sua.
Pure io tutto sommato le vedrei bene con il mio tavolo da pranzo.

Quello che davvero mi irrita, non è la ricchezza spudorata.
E' la casta degli intoccabili notai, è che lavora meno e sembra molto più rilassata di altri, è la differenza tra questa ed altre professioni che richiedono altrettante competenze e responsabilità.
Ciò detto, sollevata, posso andare a comprare le mie sedie Ikea per il tavolo da pranzo!

lunedì 15 novembre 2010

IMPREVISTI


Avevi la nausea ed i brividi.
Dolori forti e paura.
Avrei voluto chiamare l'ambulanza e farti tornare in pronto soccorso.
Abbiamo aspettato e passato la notte tra camomille e massaggi lievi.
Tu ed io, con i computers portatili per distrarci.
Tu a leggere ogni sito d'informazione sull'infezione che hai preso.
Io a fare test di matematica su pianeta scuola. Alle quattro di mattina. Folle.
E' stato dolce addormentarsi all'alba e sentirti più tranquillo.
Ora ti godo una settimana.
Poi sarà di nuovo tutto come prima.

venerdì 12 novembre 2010

AUTUMN IN LODI







mercoledì 10 novembre 2010

MATRIOSKA



Venerdì ho preparato couscous alle zucchine. Lo adoro.
E' avanzato perchè i bambini lo odiano.

Sabato ho cucinato un minestrone con tre specie di cavoli, patate, zucca e aromi.
E' avanzato perchè era in dose da otto persone.

Domenica ho passato il minestrone, ci ho aggiunto il couscous e quasi quattro etti di vitello macinato, due uova e parmigiano. Di nascosto da Federico, il parmigiano.
Ho fatto un polpettone ripieno con prosciutto cotto.

Il polpettone ha avuto successo ma era in dose da dieci persone.
E' avanzato.

Lunedì ho tagliato l'avanzo di polpettone a cubetti.
Ho cotto del riso thai.
Ho lessato foglie di verza e le ho divise a metà.
Le coste le ho frullate con latte, una puntina di crema di pecorino ed erba cipollina.
Ho condito il riso con l'intruglio frullato ed i cubetti di carne.
Ho preparato degli involtini di verza ripieni di riso e li ho infornati per venti minuti.

Ringrazio.
Non è avanzato nulla.
Il prossimo passo sarebbe stato aggiungere cioccolato e fare un dolce.

Dolce ripieno di verza, verza ripiena di riso e carne, carne ripiena di verdure e couscous.

martedì 9 novembre 2010

PAUSA TE'


Stare seduta a terra, sul cuscino arancio e la coperta di lana rossa.
Ascoltare il rumore della stufa e quello del bollitore.
Avere sonno e far finta di niente.
Avere dolore ad un muscolo e cambiare di continuo posizione.
Guardare il crisantemo giallo, il ramo secco e grigio, la melagrana rossoaranciomarroneverde ed il tavolino che sorregge il vaso dove questa natura si intreccia.
Pensare che sarebbe bello avere pennelli e colori per tentare di dipingerla.
Sfogliare la dispensa dalla copertina verde bosco e scoprire che il carattere Cha, "foglie di tè", compare per la prima volta negli antichi scritti cinesi circa 3000 anni fa.
Ipnotizzarsi nel seguire i gesti lenti, il cucchiaio di bambù riempito di foglie, la terracotta scaldata dall'acqua, la bevanda che cade in un rivolo ambrato.
Accarezzare la tazza tiepida, perdersi nel disegno del sottobicchiere.
Bere un osmanthus, per la prima volta senza zucchero, e non apprezzarlo abbastanza.
Indovinare con stupore un aroma, profumo di litchi, e assaporarlo liquido e dolce.
Fare colazione alle undici di sera con un al sapore di latte.
Terminare con il mio preferito da sempre, quel gusto affumicato che ricorda serate invernali davanti a camini accesi.
Chiacchierare di memoria, animali, medicina cinese, ph e calcare, filosofia della matematica e storia della filosofia, corsa e meditazione.
Tornare a casa dispiaciuta per aver partecipato soltanto all'ultima delle quattro serate di Tè e Tao.
Non avere più voglia di dormire.
Provare un sottile piacere ed una impalpabile beatitudine.

giovedì 4 novembre 2010

BOTTONI LUCENTI E AGHI PUNGENTI


Attacco bottoni.
Infilo con difficoltà il cotone nell'ago e attacco bottoni bianchi sul grembiulino giallo.
E loro, imperterriti, continuano a cascare, a cercare strade nuove.
E io, imperterrita, li riattacco.

Attacco bottoni.
Quasi mai per prima.
Gli altri ne attaccano con me, ma sto al gioco e li lascio cucire.
Attenta più di un tempo a non pungermi troppo.
Felice in ogni caso di scoprire vite nuove, di condividere, di imparare.

Attaccai bottone.
No, lui lo fece con me.
Non riuscivo neanche a guardarlo dritto negli occhi perché non mi piaceva.
E ora rivedo i suoi occhi in quelli dei bambini e mi commuovo.

Attacco bottoni sul grembiulino giallo per non pensare.
All'ansia che mi prende ogni volta che lo guardo.
E guardo le codine, il viso pallido come il mio.

Non so da dove viene tutta questa preoccupazione.
So solo che c'è, da sempre.
Forse fu un incontro in ospedale.
Una nonna che mi parlò della sua prima figlioletta morta piccolissima.
Io ascoltavo le mie contrazioni e mi sentivo così a disagio.

Attacco bottoni sul grembiulino giallo.
E penso alla mia bambina in ordine.
Che questa vita è un miracolo da assaporare piano.

martedì 2 novembre 2010

CASA


Candeline su di una torta, i lampioni.
Uniche forme visibili nel buio dell'alba attraversata dal treno.

Abbracci, biscotti appena sfornati, marmellata fatta in casa.
Felix è impeccabile nel suo pelo nero inchiostro, occhi d'acqua limpida, calzini immacolati sulle zampe.
La punta della coda sembra intinta in candida vernice, il bavero a triangolo fa di lui un aristogatto vero.

Occhi addormentati, labbra socchiuse, capelli, tanti.
Francesca è un tenero batuffolo in braccio alla sua mamma.
Ilike sorride ed il sole entra nel salotto, giocano i raggi con la polvere sospesa.

Bari è sempre bella, di palazzi ottocenteschi, vie regolari, locandine finalmente esposte sulla rossa facciata dell'antico teatro.
Il mare dondola, placido, vele bianche e canoe ne accarezzano i capelli d'onda.
Pescatori ripetono gesti noti, salta un pesce cercando l'aria, reti si sbrogliano e si intrecciano come storie.
Di brioches e peluches la nonna vizia i bambini e il cuore, stavolta, sorride.
Sarà anche per la pioggia lontana, quell'andare con la giacca appoggiata sul braccio, quel sentire il tepore autunnale che ti scalda.

Un cartone al cine, peccato quella ressa alla cassa, la fila senza capo né coda, la cassiera, unica, in ritardo, il film già cominciato e non trovare al buio i posti assegnati.

La fiera agricola forse non è cambiata di tanto dal 1300.
Vanghe e arbusti si mescolano a pesci rossi e tartarughe, il venditore nero a quello bianco, vietato guardare mi dicono, meglio comprare.
Compriamo.
Un bongo africano, desiderio da tanto, tanto tempo.
Federico accontentato, gustiamo sapori conosciuti e cari.

Mio fratello mi abbraccia, per la prima volta da quando lo conosco scherza nel farlo, mi coccola, sensazione strana e dolce.
Dura partire all'inizio di un nuovo giorno, il sonno ci sovrasta, resistiamo a fatica.

Fiumi gonfi e marroni si intravedono tra la nebbia.
Filari rosseggianti di viti sottolineano la campagna.
Cascine sostituiscono masserie.
Ed è di nuovo casa, posso dirlo ora, qui anche lo è.

Ed è di nuovo casa, una nuova casa virtuale.